Il metodo Thibodeau: La controversa strategia dei minuti dei Knicks sotto esame

Tom Thibodeau il sessantasettenne allenatore dei New York Knicks sta mantenendo la sua filosofia di gioco che risale ai tempi dei Minnesota Timberwolves: utilizzare intensivamente i giocatori titolari.

La squadra di New York ha stabilito un record poco invidiabile nella stagione 2024-25 — ha il minor utilizzo della panchina e la più bassa produzione offensiva delle riserve nella NBA (un fatto che solleva non poche preoccupazioni per i tifosi).

Mikal Bridges che non ha mai saltato una partita in sette anni di carriera ha espresso le sue perplessità il mese scorso a Portland:

“A volte non è divertente per il corpo; abbiamo una squadra abbastanza forte dove i nostri giocatori della panchina possono entrare e non abbiamo bisogno di giocare 48 47 minuti.”

I numeri sono sorprendenti: Bridges Hart e Brunson (prima del suo infortunio) occupavano tre dei primi quattro posti per minuti-giocati nella lega; un dato che evidenzia la peculiare strategia del coach. La situazione è ancora più complessa quando si considera che i titolari dei Knicks hanno accumulato 885 minuti insieme — 255 in più rispetto a qualsiasi altra squadra.

L’approccio di Thibodeau alla gestione dei minuti si basa su una logica precisa: la necessità di far combaciare i difensori d’ala con i migliori realizzatori avversari. Il carico di lavoro però è notevole; Bridges per esempio ha dovuto attraversare 25 blocchi per partita (il numero più alto nell’era del tracking NBA) mentre Josh Hart ha recuperato 80 palle vaganti — più di chiunque altro in questa stagione.

La storia recente suggerisce che questa strategia potrebbe avere delle conseguenze: l’ultima squadra che ha guidato la NBA in minuti dei titolari e ha raggiunto le Finals è stata quella dei Boston Celtics nel 1986-87 (un dato che fa riflettere sulla sostenibilità di questo approccio).

Nonostante le critiche Thibodeau — che ha recentemente eguagliato Pat Riley al quarto posto per vittorie nella storia dei Knicks — rimane fedele alla sua filosofia: “Non c’è giusto o sbagliato; c’è quello che pensi sia meglio per la tua squadra.”

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